BARI PAGANINI E LA DEGO BINOMIO DI SUCCESSO PER LA SINFONICA
Grande pubblico allo Showville per l’inaugurazione del ciclo
L’idea di promuovere un ciclo di serate imperniati sui Concerti di Paganini (…) stando almeno all’esito della prima manifestazione si è rivelata centrata. Infatti, malgrado l’annuncio che il concerto sarebbe stato ripetuto il giorno seguente in Cattedrale (e quindi con ingresso gratuito), mai finora tanto pubblico era convenuto allo Showville per ascoltare l’orchestra. Molto probabilmente ha giocato il fatto che solista del Concerto in re magg. n.1 fosse la giovane Francesca Dego, che il pubblico barese aveva già avuto modo di conoscere per un esibizione per l’Accademia dei Cameristi (…) Considerazione significativa e pienamente meritata in quanto la Dego come solista paganiana si è rilevata a dir poco trascinante. Infatti al di là del dominio tecnico scintillante e mozzafiato, è la sua istintiva fremente musicalità che avvince l’ascoltatore e conferisce alle sue esecuzioni una prospettiva di contenuti che altrimenti rischiano di restare in secondo piano: in sostanza è la musica che rivive, prorompente e fascinosa, nella sua veste più scintillante (…) Ma se comprensibilmente il punto di attrazione della serata era l’esibizione della Dego, anche il resto del programma era stimolante. Sul podio era tornato Alfonso Scarano e, se la sua collaborazione con la Dego è stata impeccabile, a lui si deve una eccellente interpretazione della Sinfonia n.9 di Shostakovich, opera nella quale Scarano con finissimo intuito ha colto sotto gli aspetti di più disinvolta lievità, quell’amaro sarcasmo che all’epoca intrideva l’animo dell’autore. Ma la serata si era aperta con un’altra grata sorpresa: una composizione sinfonica di Francesco Libetta in “prima esecuzione”. Pianista-super e comunque personalità di spicco nel panorama musicale pugliese, Libetta – presente fra il pubblico – conferma anche in veste di autore una natura musicale fervida e illuminata di coinvolgente temperamento, plasmato al passo con i tempi. Il suo, in questo caso, è un linguaggio innovativo quanto suadente, con accorto impiego di quanto di suggestivo ed eloquente può esprimere l’orchestra. Una volta di più, sotto la salda guida di Scarano il complesso barese ha confermato la sua ben nota validità. Nicola Sbisà