MODENA SPLENDIDA LA “MORAVIAN” AVREBBE MERITATO IL TUTTO ESAURITO
Dispiace sempre constatare che un teatro non straripi di spettatori, ancor più quando ad allietare i presenti è uno di quei concerti che si direbbe essere “riuscito”, quanto per il programma, tanto per la sua esecuzione. E’ il caso di lunedì sera, quando sul palco del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena è salita la Moravian Philharmonic Orchestra, diretta da Alfonso Scarano. La perfezione esecutoria non è certo di questo mondo, ma quella compositiva la si rasenta in più di una occasione. Di fronte a questo secondo caso ci si è trovati con la Sinfonia n.9 di di Gustav Mahler che, lunedì sera, i musicisti hanno saputo restituire in tutta la complessità sinfonica. Il suono è risultato all’orecchio degli spettatori pulito, limpidamente piacevole. La direzione di Scarano è stata equilibrata, profondamente precisa, mai lasciata al caso. Ciò a dispetto di una partitura che sapeva cambiare frequentemente registro, spesso anche altisonante. Dopo un preludio (di certo non disprezzato), sulle note de “L’incantesimo del Venerdì Santo, tratto dal III Atto del Parsifal di Richard Wagner, si è passati immediatamente alla poetica sinfonia mahleriana. Dal primo movimento la domanda che più veementemente salta alla mente è come abbia potuto una mente umana concepire un groviglio di note ed emozioni di tale complessità e beltà artistica. Un arcano ancora da svelare, quel che è certo è che la sinfonia attraversa estensioni musicali differenti, a tratti anche simili ad una certa composizione contemporanea che spesso lascia insoddisfatti i tradizionalisti. Il tutto in un amalgama esecutoria che ha lasciato il pubblico soddisfatto, guidato da quella ricchezza che solo Mahler sa elargire, compositore capace di usare effetti espressivi articolati e di sicura presa emotiva. Felicia Buonomo